Comincia a farsi calda la situazione nel futsal nazionale. L’annuncio di Luca Bergamini di non ricandidarsi alla guida della Divisione Calcio a Cinque, ha immediatamente aperto il toto presidente. Accanto alle note figure che aspirano alla successione dell’ex portiere della Nazionale, si stanno facendo strada voci sempre più insistenti sulla presenza di possibili outsider che avrebbero dato la disponibilità a mettersi a disposizione del movimento per candidarsi alla poltrona più alta di Viale Tiziano.
Una di queste voci porta a
Colleferro, dove l’ormai ex Mister della Forte Colleferro, Paolo Forte, è stato
visto in un noto ristorante della zona, in compagnia del presidente di una
società del nazionale molto conosciuta e di altri esponenti del calcio a cinque
nazionale e regionale. I sospetti che si sia trattato di qualcosa di più di un
semplice momento conviviale, sono alimentati anche dal fatto che, ad oggi,
Forte non risulta tesserato con nessuna società, dopo aver passato la gestione
tecnica e amministrativa del Club lepino nelle mani dei figli Stefano e
Lorenzo. Inoltre, ci risulterebbe anche che, dal punto di vista dell’impegno
professionale, Paolo potrebbe avere tutto il tempo necessario a disposizione,
avendo maturato i requisiti per godere della meritata pensione.
Abbiamo raggiunto l’interessato
per chiedere lumi su una sua possibile candidatura ai ruoli apicali del futsal
nazionale.
Paolo Forte, siamo pronti,
quindi a lanciarci in una nuova avventura dall’altra parte della scrivania?
“Se parli della pensione (ride),
ci sto facendo un pensierino. Su altre cose, non capisco di cosa stiamo
parlando. Attualmente sono un disoccupato del futsal e mi sono dato un periodo
di riposo prima di decidere che decisione prendere per il mio futuro sportivo.”
Tra queste opzioni è presente
la possibilità di una tua candidatura alla Presidenza della Divisione?
“Ad oggi questa possibilità non
esiste. Ho ricevuto, e questo mi fa molto piacere, attestati di stima da parte
di tantissime società che mi hanno chiesto di mettere a disposizione del
movimento l’esperienza maturata in tanti anni di calcio a cinque vissuta a
tutti i livelli. Anche se, come ripeto, non ci sono i presupposti di una mia
candidatura alla guida della Divisione, sono convinto che sarebbe utile che al
vertice del movimento venga messa una persona che provenga dal campo, che abbia
ancora nelle narici l’odore dello spogliatoio e che abbia vissuto in prima
persona l’adrenalina della gara. Occorre, a mio modesto parere che, nel futsal
come nella vita di tutti i giorni, siano necessarie concretezza e esperienza.
Sotto questo punto di vista, ma in via prettamente teorica, credo che sicuramente
potrei dare un valido contributo alla causa.”
E la cena dell’altra sera non
potrebbe rappresentare la spinta a scendere in campo?
“La cena a cui fai riferimento è
stata solo l’opportunità di riabbracciare alcuni amici con i quali condividiamo
la passione per il nostro sport. Abbiamo approfittato del fatto che uno di loro
era in vacanza con la famiglia sul litorale, per organizzare una bella
rimpatriata e confrontarci sui problemi del calcio a cinque.”
E che cosa ne è uscito?
“Io non sono mai stato contro
nessuno, ho sempre sognato lo sport come un mondo ideale dove tutti remano
nella stessa direzione e con lo stesso entusiasmo. Come tutti sanno, io a volte
sono stato critico verso alcune delle istanze portate avanti dall’attuale
dirigenza, ma l’ho sempre fatto con spirito costruttivo e con il desiderio di
migliorare le cose. I costi di partecipazione ai campionati nazionali, ad
esempio, sono rimasti importanti e non possiamo stupirci più di tanto se decine
di società hanno gettato la spugna. La decisione del doppio tesseramento
calcio/futsal non ha raggiunto gli obiettivi che i promotori auspicavano. Lo
strapotere del calcio ci sta sottraendo quelle risorse che abbiamo costruito
nel tempo con tanti sacrifici, soprattutto nel femminile e i numeri di queste
ore ci stanno dando, purtroppo, ragione. E questo anche grazie alla autostrada
del doppio tesseramento, che è risultata palesemente a senso unico, aperta a
favore dei club calcistici, e che non garantisce a noi nessuna forma di tutela
del lavoro che portiamo avanti da anni. E che dire della normativa sugli
stranieri o, meglio, sui “non formati”. Ci sono padri di famiglia, da anni con
la cittadinanza italiana, con famiglie costituite nel nostro paese, che mandano
i figli a scuola, che votano e che pagano le tasse e ai quali questa normativa,
di fatto, non permette di esercitare il diritto al lavoro. È una questione
prima umana e poi sportiva. Perché al calcio è permesso di tesserare campioni
provenienti da tutti i continenti e al futsal no? Premiamo anche economicamente
i club che hanno un Settore Giovanile e una Scuola Calcio strutturati, diamo la
possibilità ai club che hanno risorse economiche importanti di acquisire le
prestazioni di Campioni di fama mondiale e così riempiremo i palazzetti, ma
anche le Scuole Calcio, riaccendendo entusiasmi ormai sopiti. Le vittorie della
Pellegrini hanno riempito le piscine, quelle di Sinner i circoli del tennis. Il
successo di uno sport nasce dalle sue vittorie e non dall’imposizione di limiti.…
“
Limiti che, però, non sono
presenti nei Campionati Regionali?
“Paradossalmente, ma neanche
troppo, molte squadre di C1 sono più attrezzate di quelle che giocano in Serie
B. Come si può attuare una riforma spezzata a metà? Bisognava prima mettersi a
tavolino con i Comitati Regionali e lavorare insieme su un progetto globale. Abbiamo
invece preferito procedere in maniera autonoma, aumentando, tra l’altro, le
categorie del Nazionale. E anche la Coppa Divisione, che era nata da un’ottima
intuizione di promuovere il futsal a livello territoriale, portando i grandi
club anche nei centri meno conosciuti, è stata stravolta, riducendola a un
torneo giovanile. Con la conseguenza che sono state tolte risorse al futsal
regionale, costringendo, ed è l’esempio del Lazio, ad abrogare la norma sull’obbligatorietà
degli Under 21 in campo, che tanto bene aveva fatto alla valorizzazione dei
giovani, premiando i club che avevano puntato sui settori giovanili. Andiamo a
guardare il livello tecnico attuale delle nostre Rappresentative Under 19, che
possono attingere solo da chi proviene dal regionale, e ce ne renderemo conto
immediatamente.”
Forte, il tuo non sembra quasi
un discorso programmatico?
“È il pensiero che in questi
ultimi tempi ho potuto condividere con tanti addetti ai lavori, non è solo il
mio. Per questo penso che occorra cambiare molto nel nostro mondo. E, a mio
parere la rivoluzione non può avvenire dall’interno. Servono persone nuove, in
grado di apportare freschezza, idee innovatrici, nuovi standard di
comunicazione e applicazione delle tecnologie più recenti. È giunto il momento
di rimboccarci tutti le maniche e di metterci a lavorare seriamente, evitando
divisioni e inutili polemiche strumentali, per evitare che accada a tutto il
movimento, quello che oggi sta accadendo nel femminile.”
Per concludere, escludi
categoricamente, quindi, la tua candidatura a Presidente della Divisione calcio
a 5?
“Diciamo che, ad oggi, non sono maturate del tutto le condizioni che permetterebbero il mio impegno a livelli più alti di quelli attuali. Ringrazio chi, in queste ore, mi sta chiamando per spingermi a scendere in campo. È un attestato di stima che mi commuove e mi rende orgoglioso. Sono cosciente che potrei dare tanto a questo sport, ma non credo che in questa fase sia possibile. Se poi, in queste settimane qualche cosa cambierà, magari una riflessione più attenta si potrebbe anche fare. Anche se, realisticamente, sarei portato a ritenere estremamente improbabile che ciò accada. Ma, come dice un mio vecchio amico giornalista … mai dire mai. Grazie per lo spazio che mi avete concesso e buon lavoro a tutto il Futsal Italiano.”
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