Il Menestrello del Pallone: Soldi e Calcio raramente vanno d'accordo.

Tutti pensano che il Calcio sia sinonimo di ricchezza. E a qualcuno fa comodo farlo credere.
Vittorio Pozzo vinse tutto, ma non si mise in tasca nulla e nessuno sa chi sia.
Ci stanno forse prendendo per i fondelli?

Sfatiamo un mito. Con il calcio non ci si arricchisce. Lo dicono i dati dell’INPS sulla base dei versamenti effettuati nel 2023 dai calciatori professionisti che giocano nei nostri campionati di Serie A, Serie B e Serie C. Il 53% dei nostri campioni non supera i 50.000 € che, divisi per quattordici mensilità fanno meno di 3.000 euro netti. E tra i più fortunati (o più bravi) che superano i 700.000 € (uno e un pezzetto su 10), solo un terzo ha visto i natali sotto il sole della Penisola. L’Associazione Calciatori dice che quando un calciatore professionista andrà in pensione a 67 anni, l’importo dell’assegno non supererà i 1.500 €. Un direttore di banca, in media guadagna 59.000 €, il Preside di un Liceo 60.000, un medico ospedaliero 75.000 €, un professore universitario da 53.000 a 130.000 €, un magistrato 130.000 €.

Se consideriamo che questi signori percepiranno, in media, questo trattamento per quarant’anni e vi aggiungeranno anche il Trattamento di Fine Rapporto (liquidazione), ci accorgeremmo che se uno desidera che il proprio figlio viva in maniera agiata, probabilmente il segreto – che segreto non è – è che si dedichi con sacrificio allo studio. Ma anche se non volesse studiare, un onesto mestiere gli potrebbe garantire un reddito superiore rispetto a chi sceglie il calcio come professione (un tassista guadagna circa 1.800 € al mese netti).

E, allora, che cosa può regalare lo sport più amato al mondo al 99,9% di chi si avvicina al calcio? Sicuramente un sogno. E poi lo stare insieme, il rispetto delle regole, la coscienza che dietro ad ogni successo c’è tanto sacrificio e tantissimo allenamento. E riuscire a percorrere le due strade parallele dello sport e della formazione culturale con gioia, riserverà non solo enormi soddisfazioni, ma sarà un modo per vivere meglio, per costruire un futuro sano, pulito. Fare calcio rende forti, regala emozioni forti, crea legami forti. Ma questo accade solo se riusciamo a spezzare il legame perverso tra calcio e denaro. Pensare al calcio solo in termini economici inaridisce, toglie valore alle emozioni che ci può regalare. Solo pensando al calcio come gioco, saremo in grado di recuperare i valori di cui tutti parlano, ma che pochi sono in grado di condividere. Chi gioca si diverte e chi si diverte gioca meglio e di più. Sogno un calcio povero, da giocare nei parchi e nelle strade, con le maglie recuperate nella soffitta polverosa di una parrocchia di provincia. Sogno un calcio che faccia sognare. Perché se togliamo la capacità di sognare ai bambini che giocano a calcio, se gli urliamo contro se sbagliano un passaggio o riversiamo su di loro le nostre frustrazioni e pretendiamo che siano quello che noi non siamo riusciti ad essere, se li vestiamo come campioni nella speranza che lo diventino, allora abbiamo sbagliato proprio tutto. Il più grande allenatore del calcio italiano, vincitore di due mondiali, di un oro olimpico e di due edizioni di quello che diventerà il campionato europeo, aveva posto come condizione per allenare la Nazionale, quella di non essere pagato. Si, avete capito benissimo, il Commissario Tecnico dell’Italia pluricampione del mondo, colui che aveva stravolto la tattica e l’approccio alla gara e che aveva inventato il “ritiro” e parlava ai suoi ragazzi dei valori rinascimentali, non ha mai guadagnato una lira, pur essendo indiscutibilmente il più bravo. Tanto bravo che la Federazione gli negò perfino il minuto di raccoglimento alla sua morte, nel 1968. Si chiamava Vittorio Pozzo, ma di lui nessuno parla ai ragazzi che iniziano a giocare a calcio. Si guadagnava da vivere facendo il giornalista e si divertiva giocando e facendo giocare a pallone e, paradossalmente, vincendo tutto! Il calcio è una occasione, soprattutto per chi si mette a disposizione per insegnarlo ai più piccoli. Con generosità, con passione con disponibilità e con tanta, tanta, tanta competenza. Anche per i grandi vale quello che dicevo sui più giovani. Studiare, sperimentare, confrontarsi, mettersi in discussione ogni allenamento, ogni partita. Regalare, donare, è il segreto dell’eterna giovinezza.

Seneca, diceva: "Hoc habeo, quodcumque dedi. O quantum habere potuit, si voluisset! Hae sunt divitiae certae in quacumque sortis humanae levitate uno loco permansurae; quae cum maiores fuerint, hoc minorem habebunt invidiam. Quid tamquam tuo parcis? Procurator es." 

Tradotto in italiano: "Questo possiedo, ciò che ho donato. Oh, quanto avrebbe potuto avere, se avesse voluto! Queste sono le ricchezze sicure, destinate a rimanere nello stesso posto in qualunque volubilità della sorte umana, e più grandi saranno, minore invidia attireranno. Perché risparmi come se fosse tuo? Sei solo un amministratore." 

Vale nella vita, vale nel calcio, Viva la vita, viva il calcio! 


Marco Giustinelli ... innamorato della Vita e del Pallone!

Commenti