FUTSAL & SALUTE: L’Albano calcio a 5 in prima linea nella “Cultura dell’emergenza”
Dal 2009 le risorse del club castellano sono formate alla rianimazione cardipolmonare dalla Fondazione “Giorgio Castelli Onlus”. La testimonianza di Marco Giustinelli.
Direttore,
come è organizzata la Scuola Calcio dell’Albano calcio a 5 in tema di
cardioprotezione?
“Il nostro club
è stato tra i primi a aderire al progetto “Albano sicura” promosso nel 2009
dalla Polisportiva Comunale Generale in collaborazione con la Fondazione “Giorgio
Castelli”, che ha portato la nostra città ad avere tutte le realtà sportive e
gli impianti comunali cardioprotetti con molto anticipo rispetto alla Legge
Balduzzi del 2012. A questo si è aggiunta la nuova disposizione della FIGC che
prevede che, all’interno dei percorsi di qualifica per gli allenatori, sia
inserito anche il corso BLSD. Di conseguenza, in ogni impianto che fa
riferimento all’Albano calcio a 5 (Seven, Montegentile, Collodi) è presente un
apparecchio defibrillatore e le risorse formate alla rianimazione
cardiopolmonare.”
Quindi si
può affermare che tutti gli atleti dell’Albano calcio a 5 giocano in un
contesto sicuro?
“All’interno di
un impianto sportivo non ci sono solo gli atleti, ma anche i famigliari, gi
allenatori, il personale del club e, durante le gare, anche un numero
significativo di spettatori. Considerando che tutte le risorse dell’Albano sono
formate e pronte ad intervenire in modo efficace, possiamo dire ci sono tutte
le condizioni umanamente possibili per garantire tempestività ed efficacia nell’intervento.
Bisogna però considerare che per aumentare il grado di sicurezza, è necessario
lavorare molto anche sulla prevenzione.”
In che
senso?
“La
certificazione richiesta dalla legge per praticare una attività sportiva è
legata a protocolli in vigore da troppo tempo e che andrebbero aggiornati. Ad
esempio, sino ai dodici anni è richiesto solo un certificato rilasciato dal
medico di base per attività non agonistica che, generalmente, è suffragato da
un elettrocardiogramma eseguito negli ultimi sei mesi. Questo avviene, e lo
dico per esperienza diretta, anche per noi adulti. L’esperienza ci insegna che
è necessario un ulteriore passo in avanti, cioè effettuare anche, almeno per la
prima volta, un ecocardiogramma che garantisca l’assenza di patologie
altrimenti trasparenti al normale elettrocardiogramma. In passato questo esame
ci ha permesso di intercettare casi che hanno richiesto esami più approfonditi,
tutelando così al meglio la salute del ragazzo. Noi, ad Albano, consigliamo
vivamente a tutte le famiglie che iscrivono i ragazzi alla nostra Scuola Calcio
di integrare la certificazione con l’ecocardiogramma.”
C’è altro
che sarebbe opportuno suggerire?
“Non sono un
medico ne’ un infermiere, eppure sono stato formato, tra l’altro gratuitamente,
dalla Fondazione “Giorgio Castelli Onlus” alla rianimazione cardiopolmonare e
all’uso del defibrillatore semiautomatico. Tutti possiamo diventare, investendo
poche ore del nostro tempo, degli operatori “laici”, non sanitari, acquisendo
le competenze necessarie per intervenire efficacemente in caso di emergenza. E
poi è necessario lavorare sulla cultura dell’emergenza. Un defibrillatore in un
centro sportivo è anche un presidio sul territorio. Nel raggio di qualche decina
di metri dal nostro impianto, ci sono un Ufficio Postale, un supermercato, un
bar frequentato da tanti giovani, un mercato rionale. Quindi significa, oltre a
garantire la sicurezza nel nostro contesto specifico, anche ad offrire un
servizio ad una intera comunità.”
Una cultura
della solidarietà che va oltre la mera pratica sportiva, quindi?
“Lo sport deve
essere condivisione, interesse per l’altro, attenzione ai più deboli,
educazione ad essere comunità. Far crescere la cultura dell’emergenza vuol dire
dare il proprio contributo concreto alla costruzione di una società migliore. E
questo, credo, faccia parte della missione dello sport.”
@marcogiustinelli
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