venerdì 6 dicembre 2024

RAPPRESENTATIVE: Calabria cala il Tris!

 


“Certi amori non finiscono mai. Fanno dei giri immensi e poi ritornano.” Forse Antonello Venditti pensavo proprio a Mister David Calabria, che quest’anno tornerà sulla panchina della Rappresentativa Femminile del Lazio che tra pochi giorni inizierà la marcia di avvicinamento al Torneo delle Regioni 2025.

Il primo esempio di portiere moderno nel Calcio a 5 (come lo definiva l’allora CT della Nazionale, Alessandro Nuccorini), Calabria vanta un palmares da giocatore davvero invidiabile, dove spicca la vittoria del Campionato del Mondo universitario nel 1990, oltre a titoli nazionali e internazionali che, sommati alle numerose presenze in maglia azzurra e alle oltre sessanta reti messe a segno (record per un portiere), ne fanno una delle figure iconiche del futsal italiano. Scrittore e docente, inizia ad allenare nel 1994 e dopo una serie di panchine con le squadre di club, approda alla Rappresentativa del Lazio nel 2005, conquistando, in Umbria, uno storico scudetto con la categoria Juniores, che bissa nel 2016 alla guida dell’Under 15. 

Due dei tanti record di cui va particolarmente fiero Mister Calabria sono legati proprio al mondo del futsal femminile, dove con la Lazio detiene il primato di 34 vittorie su 34 gare giocate che fruttarono al club capitolino Scudetto e Coppa Italia. Anche nel regionale l’allenatore romano vanta un risultato davvero prestigioso: la splendida cavalcata che in soli quattro anni portò la squadra di Progetto Futsal dalla Serie D alla Serie A. 

Con queste credenziali David Calabria si appresta a dare l’assalto alla sessantunesima edizione del Torneo delle Regioni con la maglia della Rappresentativa Femminile del Lazio.

David Calabria, come ci si sente a tornare sulla panchina di una Rappresentativa?

“È stata proprio una bella sorpresa ricevere la chiamata del Comitato Regionale. Tanto più bella quanto inaspettata. Ho accettato immediatamente con grande entusiasmo e con la voglia di mettere a disposizione di questo progetto tutta la mia passione e il mio entusiasmo. È un mondo che conosco bene e che, francamente, mi mancava. Farò del mio meglio, insieme ai miei collaboratori, per non deludere la fiducia che mi è stata accordata dal presidente Roberto Avantaggiato e da Marco Tosini.”

Puoi farci l’identikit della tua “giocatrice tipo”?

“Da sempre ho voluto, nelle squadre che ho allenato, atleti e atlete in grado, al netto delle specificità del ruolo, di saper interpretare a trecentosessanta gradi la gara, garantendo universalità e capacità di ricoprire posizioni diverse in campo in qualsiasi momento e fase del gioco. Voglio giocatrici “pensanti” che mi mettano in grado di cambiare l’assetto della squadra in partite diverse, ma anche all’interno dello stesso match e che sappiano leggere le diverse situazioni di gioco a livello individuale e collettivo, attuando in modo intelligente le indicazioni dell’allenatore.”

Come strutturerai la fase di preparazione al TDR?

“Innanzitutto, cercando la massima collaborazione con i club, evitando sovrapposizioni con le attività programmate dalle società, in modo da cercare di non intralciare il lavoro quotidiano dei tecnici. Ci metteremo subito in moto, per formare nel più breve tempo possibile il gruppo base sul quale iniziare a lavorare in ottica TDR. Chiaramente il gruppo rimarrà aperto a nuovi inserimenti, in grado di aumentarne la competitività, sino alla vigilia della partenza. Le dodici che verranno al TDR dovranno rappresentare il meglio che il futsal regionale possa esprimere, sia a livello individuale che di squadra.”

Come sarà composto lo Staff guidato da Mister David Calabria?

“Il mio collaboratore tecnico sarà Enrico Grassia, un allenatore giovane e dinamico, profondo conoscitore della Serie C femminile a cui chiedo di mettere a disposizione del gruppo la sua freschezza e la sua comprovata competenza tecnico-tattica. Per la figura di Preparatore dei portieri, ho chiesto di aiutarci a Mister Carlo Celani, un allenatore che non ha certo bisogno di presentazioni, con cui collaboro da quasi un quarto di secolo e le cui competenze sono ben note al mondo del futsal regionale e non solo. Infine, come Dirigente Accompagnatore, o, meglio, come Team Manager, avremo a bordo Loredana Ceccarini, figura storica del futsal femminile, che curerà i rapporti tra squadra e Staff e tra Staff e Comitato Regionale, lasciando liberi noi tecnici di dedicarci completamente alle tematiche di campo. Le ragazze avranno quindi a disposizione uno Staff preparato, competente, con una straordinaria esperienza nella gestione del gruppo, indispensabile in una manifestazione difficile come il Torneo delle Regioni.”

Le aspettative sul Torneo che ci vedrà protagonisti in primavera?

“Non mi nascondo. Andremo al Torneo delle Regioni per vincere o, quantomeno, provare con tutte le nostre forze, a farlo. Preferisco mille volte perdere tutte le gare scendendo in campo con l’obiettivo di vincerle, piuttosto che accontentarmi di un piazzamento “onorevole”, senza infamia e senza lode, in grado di soddisfare un po’ tutti. Sono certo che riusciremo a dare il meglio di noi stessi, giocandocela al massimo delle nostre possibilità contro le altre Rappresentative che, con il mio Staff, cominceremo a studiare già dalle prossime settimane. Ricordiamoci sempre che siamo il Lazio, la regione che più ha vinto in questa disciplina e, come dicevo prima, non vogliamo e possiamo nasconderci.”

Da decano di questa manifestazione, un saluto e un messaggio  agli Staff delle altre Rappresentative di futsal del Lazio

“È fondamentale avere la massima coesione tra gli Staff di tutti i gruppi. La mia esperienza nelle passate edizioni, mi dice che l’unione tra tutti gli allenatori e i loro collaboratori rappresenta un valore aggiunto nell’economia di un Torneo breve, veloce, spietato, senza possibilità di appello, come è il Torneo delle Regioni. Un consiglio, un suggerimento, ma anche la condivisione di una gioia, la consolazione in un momento difficile, il sostegno durante una gara, possono fare la differenza anche in termini di risultati finali. Non siamo quattro squadre, ma un solo movimento che lotterà sino alla fine e su ogni palla e fino all’ultima stilla di sudore per portare in alto il nome della nostra regione, il Lazio!”

mercoledì 4 dicembre 2024

ALBANO CALCIO A 5: SCENDE IN CAMPO LO PSICOLOGO DELLO SPORT

 LUCA PALAZZOLI, PSICOLOGO DELLO SPORT, IN CAMPO PER ALLENARE LA MENTE E DIVENTARE CITTADINI E GIOCATORI MIGLIORI


Luca Palazzoli, psicologo dello sport, esperienza maturata nel Settore Giovanile e Scolastico della FIGC, responsabile Area Psicologica dell’Albano Calcio a 5, una delle quattro Scuole Calcio a 5 del Lazio qualificata come Club di Terzo Livello di Qualità (il più alto fino ad ora attribuito in Italia). È questo l’allenatore che i ragazzi dell’Under 15 e dell’Under 17 del club castellano hanno visto scendere in campo nella seduta di allenamento del 3 dicembre al Centro Sportivo “Seven” di Albano.

“Allenare la mente è oggi fondamentale nel percorso formativo di un giovane calciatore ci racconta Stefano Sette, patron della societàAd Albano abbiamo la fortuna di avere in organico il dottor Luca Palazzoli, un giovane professionista che ci sta aiutando a formare i tecnici che seguono le categorie della Scuola Calcio e del Settore Giovanile. La nostra idea è quella di costituire una “comunità sportiva” dove possano convivere, in armonia, esperienze diverse, dove il sostenere il compagno di squadra non è una opzione, ma uno stile di vita. Oggi la nostra società è profondamente mutata rispetto al passato, anche recente. Il concetto di famiglia è cambiato, è sparito il giocare per strada, il tempo dei ragazzi è sempre meno “Tempo libero” e sempre più strutturato e organizzato. Abbiamo ragazzi e ragazze impegnate, ovviamente, dalla scuola. Ma anche da corsi di inglese, pianoforte, nuoto, catechismo e chi più ne ha più ne metta. E questo, se da una parte accresce le conoscenze e le competenze del ragazzo, dall’altra diminuisce la propensione alla creazione di amicizie, alla frequentazione di amici nuovi e vecchi. In questo il calcio, come sport di squadra, può dare una grossa mano a creare quel clima di mutuo sostegno, indispensabile sia sul campo di gioco che nella vita.”

Interviene anche il Direttore dell’Albano, Marco Giustinelli: “La presenza oggi nella Scuola Calcio dello psicologo dello sport assume una valenza di primissimo piano. I ragazzi vanno formati sia fisicamente che mentalmente ai livelli più alti possibile. Ma quello che è ancora più importante, è formare gli allenatori, le donne e gli uomini che, in campo, hanno il compito di affiancare gli atleti nelle attività di allenamento e di gara. Da qualche anno stiamo lavorando sullo stile di conduzione, sostenuti dalla competenza di Luca Palazzoli, aderendo all’Evolution Programme, il progetto federale che accompagna la crescita delle Scuole Calcio. Siamo felici di vedere già i primi importanti risultati. Anche nelle gare più impegnative, c’è sempre spazio in campo per tutti i giocatori convocati. E tutti si impegnano per sostenere anche il compagno meno performante, senza mugugni, senza proteste. Anche a costo di non vincere sempre la partita. A differenza di molte squadre che abbiamo incontrato, dove, per ottenere il risultato, spesso in campo si vedevano solo i più bravi, noi lavoriamo sul gruppo, sulla squadra, su quella che diceva il presidente Sette, vuole diventare una comunità sportiva. E questocontinua Giustinelli nel medio termine accresce la competitività di tutto il gruppo, anche dal punto di vista prettamente sportivo. Crescendo si eliminano gradatamente le differenze dal punto di vista fisico (che spesso in queste categorie fanno la differenza) e aumenta la valenza della tattica di gruppo, essendo uno sport di squadra, che si somma, ovviamente, alla qualità tecnica del singolo. E lavorare secondo i nostri principi, rende migliore sia il cittadino che il calciatore.”

lunedì 2 dicembre 2024

ARRESTO CARDIACO IN CAMPO PER EDOARDO BOVE!

 


Minuto diciassette del Primo tempo di Fiorentina Inter. Il Var sta valutando la regolarità del gol segnato da Lautaro Martinez e Edoardo Bove, dopo essersi allacciato le scarpe da gioco, si rialza, fa qualche passo e poi si accascia al suolo privo di sensi. I soccorsi immediati e l’intervento dell’ambulanza permettono al ventiduenne centrocampista viola di riprendersi da quello che sembra un arresto cardiaco e di mandare messaggi rassicuranti dall’ospedale di Careggi, dove è ricoverato in terapia intensiva.

L’episodio fa tornare alla mente le tragedie di Morosini, di Bovolenta, di Puerta e di tanti Campioni dello Sport, professionisti di norma super controllati da un punto di vista medico e caduti sul campo di gioco.

Nella maggior parte dei casi, paradossalmente, non si arriva a scoprire la causa (o le cause) che hanno determinato l’arresto cardiocircolatorio. E, allora, dove si può agire per evitare il ripetersi di eventi di questo tipo? Al di là della prevenzione, che ovviamente è fondamentale, con l’aggiornamento degli standard delle visite mediche di idoneità sportiva (che risalgono al 1982) con l’introduzione obbligatoria dell’Ecocardiogramma (oltre all’elettrocardiogramma già presente), è fondamentale saper agire immediatamente e con competenza.

Bove era circondato da sanitari ed era in un luogo affollato, con una ambulanza pronta a poche decine di metri. Ma che sarebbe potuto accadere ad un anonimo signor Rossi, in un campo di padel o di calcetto, di periferia, con un tempo di arrivo dei soccorsi stimato per il Lazio di 16 minuti (dati relativi al 2017) o di oltre 20 minuti per Regioni come Basilicata, Abbruzzo, Valle d’Aosta e Umbria? Le statistiche ci dicono che le speranze di rianimare qualcuno colpito da arresto cardiopolmonare decrescono del 10% ogni minuto che passa, per azzerarsi praticamente dopo una decina di minuti dal verificarsi dell’evento. Se calcoliamo il tempo di rendersi conto di quanto sta avvenendo, i tentativi spontanei di rianimazione, la chiamata al 112 e l’attivazione dei soccorsi istituzionali con l’arrivo di una ambulanza attrezzata per la rianimazione (nel Lazio fortunatamente tutte le ambulanze lo sono), il tempo diventa il nostro maggior nemico.

E, allora, qual è la soluzione? La soluzione è paradossalmente, è tanto semplice quanto banale. Occorre che ci sia qualcuno, nelle immediate vicinanze, in grado di rendersi conto immediatamente di cosa stia accadendo, allertare, altrettanto immediatamente i soccorsi e iniziare subito le manovre di rianimazione, utilizzando il defibrillatore che, secondo la legge Balduzzi del 2012, deve (non vogliamo volutamente usare il termine “dovrebbe”) essere presente in ogni impianto sportivo del paese e correttamente manutenuto (piastre e batterie vanno cambiate periodicamente). Anche la presenza di un operatore laico (non sanitario) deve essere garantita per tutto il tempo in cui ci sono attività nell’impianto stesso.

Tutto questo può fare la differenza tra la vita e la morte dello sventurato. Promuovere la formazione di più persone possibile alle manovre salvavita che, anche in assenza del defibrillatore, possono mantenere accesa la fiammella della speranza, è l’elemento essenziale per un intervento efficace.

La vita si deve tutelare con la cultura dell’emergenza. In tutte le scuole, di ogni ordine e grado, dovrebbero essere insegnate le manovre salvavita (manovra di Hamlich, massaggio cardiaco e ventilazione) e l’uso del defibrillatore semiautomatico. In tutte le società sportive accanto ai corsi specifici per la disciplina sportiva, andrebbero affiancate lezioni sull’emergenza, con simulazioni pratiche su manichino.